— Nel mezzo del cammin di nostra vita…
— Cos’è?
— Nel mezzo del cammin di nostra vita…
— Cosa scrivi?
— Niente se non mi lasci in pace. Nel mezzo del cammin di nostra vita…
— Cos’è ‘sta roba?
— Uffaaaaa! Volevo parodiare Dante per il mio compleanno, ma non riesco a pensare se continui a saltellarmi intorno e a far domande.
— Ma quale mezzo del cammin? Hai 54 anni!
— E allora? L’oroscopo dice che sarò longevo.
— Sì, ma Dante ne aveva 35 quando ha scritto la Commedia.
— Certo, ma era il ‘300 e con l’inflazione, dopo sette secoli… E poi cosa ne sai tu di Dante, che hai 14 anni e nemmeno sei andato a scuola.
— Sì, ma so leggere e in questa casa almeno i libri non mancano.
— Sì, sai leggere. Adesso devo credere anche a questa panzana.
— Credi quello che vuoi. Quanti auguri hai ricevuto?
— Non lo so, qualche telefonata, non mi sono ancora collegato al web, so solo che Wind mi ha fregato 8 euro dal telefono stamattina e mi saluta tanto.
— Vedo che sei del solito umore del mattino.
— Preferisci quello serale? Aspetta qualche ora.
— Chissà quanti auguri ti sono già arrivati su fb.
— Già, chissà quanti. Che poi cosa vuol dire “fare gli auguri”?
— In che senso?
— Nel senso che gli antichi àuguri erano quelli che osservavano il volo degli uccelli e interpretavano il futuro.
— E quindi?
— Il responso, l’augurio, era ciò che predicevano.
— E allora?
— E allora quelli che ti fanno gli augùri è come se predicessero qualcosa, ma non sanno cosa. Potrebbe essere pure una disgrazia. Mica sanno leggere gli uccelli.
— E perciò?
— E perciò se non la smetti di dire “in che senso”, “quindi”, “allora”, “perciò”, ti predico che finisci giù dal tavolo. È chiaro?
— Miiiiiaaaaaaooooo, stavo solo cercando di capire dove volevi arrivare.
— Comunque voglio dire che “augùri” non ha necessariamente una connotazione positiva. Anzi, sembra quasi che ti consiglino di andare da un aruspice per farti dire cosa si nasconde nel futuro.
— Di andare doveeeee?
— Un aruspice. Ma come, tu non sei quello che consulta l’enciclopedia? Hai cominciato dalla lettera D di Dante e hai saltato i primi tre volumi?
— Spiritoso!
— O forse perché gli aruspici indovinavano il futuro rovistando nelle viscere degli animali?
— Cosa facevanooooo?
— Era un altro modo di predire l’avvenire. Forse è per questo che si dice “auguri di cuore”.
— Ma sapete che voi umani siete dei barbari senza pari?
— Sì, lo so. Comunque non riesco a rendermi conto di quanto siano stati lunghi 54 anni. Ricordo ancora quando ero bambino e pensavo che nel 2000 ne avrei avuti 38 ed eccomi qua ad aspettarne altrettanti.
— Sì, altrettanti.. Comunque per noi gatti il tempo scorre più veloce. Starai mica diventando un gatto pure tu?
— Ecco una teoria! Il gatto come succedaneo dell’uomo.
— Non ci riuscireste mai. Troppo stupidi e pieni di voi stessi.
— E voi gatti non siete pieni di voi stessi?
— Sì, ma per noi è natura, istinto, ciclo evolutivo concluso nel migliore dei modi: all’apice. Voi umani, invece, nascete scimmie e pur restando scimmie vi edificate una coscienza umana e la innalzate a divinità fino a credere di essere i padroni dell’universo, quando, invece, siete solo un micro-foruncolo sul culo della galassia.
— Mmmm…
— Cosa fai? Mi imiti per sembrare più intelligente?
— No, stavo meditando sul futuro che mi aspetta.
— E quindi?
— E quindi se vieni qui ti apro in due e vediamo cosa si nasconde nelle tue frattaglie.
— Non osare avvicinarti o ti ricamo il naso.
— Ma come? Non vuoi farmi “auguri di fegato”?
— Ma sparisci e dammi da mangiare.
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Ho messo le tende fucsia alle finestre, ma il grigio del 16 gennaio penetra da ogni fessura e colma soggiorno e cucina sbiadendo i contorni e facendo diventare ogni cosa più piccola e meno importante. È ora di preparare la colazione per due, anzi, per tre, visto che Rossini non vuol perdersi nulla, nemmeno l’occasione di allungare una zampa e predare un biscotto o un brandello di pandoro. Tovagliette, piatti, tazze, posate, tovaglioli, bustine del tè, zucchero, miele, frutta. Tutto è pronto. Devo solo aspettare qualche minuto e poi son sicuro che il profumo e il calore del cibo si spanderà e colorerà un po’ la giornata.
Accendo il Mac: posta, notizie, fb, ovvero la solita pubblicità, le solite notizie, le solite idiozie. Spengo. Afferro il reader. Ultimamente mi sto dedicando al noir d’evasione, nel senso che sto leggendo tonnellate di Deaver, Cornwell, Carrisi, Lansdale, ma anche qualche Carrère, Simenon, Ellroy, persino il buon vecchio Scerbanenco, che ha sempre in serbo pagine gustose e melanconiche. Insomma, mi sto rimpinzando di crimini, autopsie, indizi, prove, interrogatori, confessioni, condite con qualche puntata di CSI che mi capita saltuariamente di vedere in streaming. Il mio immaginario più recente è arredato come un obitorio. Proprio mentre sto scoperchiando un cranio con una sega Stryker ecco che mi sento artigliare una coscia. Che sia il cadavere improvvisamente risvegliatosi per il rumore? Macché, un cadavere emette gorgoglii, sciacquettii, schiocchi, occasionalmente versi gutturali se rianimato tramite riti voodoo, ma non fa fusa, o, almeno, non se ne ha notizia. Credo che nemmeno Stephen King in Pet Sematary ci abbia pensato. È semplicemente il vivissimo peloso casalingo che esige di sapere quando potrà rubare la sua parte di colazione. Nel frattempo vuole essere considerato, guardato, accarezzato, coccolato, viziato.
Mi si accuccia in grembo dopo un paio di giravolte, mi guarda da sotto in su con la solita espressione falsamente candida e innocente, mi appoggia le zampe sul braccio come fosse una ringhiera affacciata sul cortile e si sistema come piace a lui. A lui, appunto, perché ora il reader deve passare nell’altra mano visto che il braccio destro è bloccato dal nuovo ospite.
Ma è a quel punto che mi viene in mente una cosa: non so spiegare bene la sensazione, ma sento che è qualcosa di importante, non di vitale importanza, non ne va della mia esistenza e persino i destini della nazione sono salvi, ma so che è qualcosa di determinante per la riuscita della mattinata, almeno. Ecco, c’entra con la colazione. Eppure credo di avere preparato tutto. Sono in soggiorno, ma faccio mente locale e rivedo i gesti, gli oggetti, gli ingredienti. È tutto pronto in cucina sul tavolo, devo solo aspettare che bolla l’acqua per poi versarla…che bolla l’acqua per il tè…che bolla l’acqua…l’acqua…
Mi alzo. Rossini brontola e mi dice cose che non voglio capire. Entro in cucina, guardo i fornelli e mi coglie un senso di desolazione. Non c’è nulla. Il bollitore è al suo posto sullo sgocciolatoio e né io né altri ha pensato di riempirlo d’acqua e metterlo a scaldare sul fuoco affinché si potesse preparare l’infuso di erbe, frutti e spezie, meglio conosciuto col nome appetibile di tè aromatizzato, agli agrumi nel caso specifico. Giurerei di aver visto Rossini scuotere la testa sconsolato, mentre si dirigeva verso il divano.
Ho messo le tende fucsia alle finestre, ma il grigio del 16 gennaio penetra da ogni fessura e colma soggiorno e cucina sbiadendo i contorni e facendo diventare ogni cosa più piccola e meno importante.
L’abbiamo ripostato con i titoli di coda e i credit
Non so se faccio bene a parlarne, perché rischio di fargli pubblicità e non è ciò che vorrei, tuttavia non posso non esprimere la mia personale opinione su questa trovata che definirei idiota per idioti. Ho qualche dubbio anche sul fatto di dare un giudizio che potrebbe apparire moralista, quando in realtà è semplicemente una constatazione dei tempi in cui viviamo.
Mi è giunta stamattina la notizia dell’arrivo sul mercato di un gioco di ruolo dedicato allo sfruttamento della prostituzione, si chiama Squillo, un termine che pensavo in disuso dai tempi di Jane Fonda e dell’ispettore Klute e invece scopro che ha ancora una diffusione. Il gioco di ruolo prevede l’utilizzo di carte a rappresentare prostitute, escort, puttane e giovani promesse (sic!) specializzate in diverse pratiche, non solo sessuali, ma anche di spaccio di droga, omicidio, vendita di organi e altro, che, opportunamente giocate, consentono al partecipante di accumulare punti e, presumo, potere, sino a vincere, eliminando gli avversari. In alcune parti sembra il monopoli, con imprevisti e probabilità, ma il contesto è del tutto diverso, come potete immaginare, a parte, forse, per via degli alberghi.
Pare che il gioco sia stato inventato da tale Immanuel Casto (vi suona familiare l’assonanza?) che nello spot di presentazione si fa doppiare da uno speaker che ha una voce migliore della sua, si presume. Ed è strano, perché questo Casto sarebbe un cantante. Dico sarebbe, perché in realtà ha tutta l’aria di un modello, come si usava negli anni Ottanta con i vari Den Harrow, Joe Yellow, Jock Hattle, Albert One, cui un cantante professionista presta la voce per le registrazioni e i video. Sì, perché l’Immanuel gira anche dei video con canzoni che hanno testi del genere: Aprimi il PC, Formattami l’hard Disk, Montami la Ram, Riempimi di Spam, il mio sistema è in Crash e altre amenità. Ne ho trovato un altro in cui si decanta il lavoro di escort a 25 anni, l’abilità nelle pratiche sessuali e l’inutilità dell’uso del congiuntivo quando è molto più redditizia la congiunzione carnale a pagamento e la copula fatturata.
Sembra davvero di essere tornati negli anni Ottanta, quando questa filosofia (visto che di Immanuel si parla) di vita pareva in voga e aveva contagiato, anche grazie al tubo catodico di Cologno Monzese, porzioni ampie della società. Poi ci siamo svegliati dal bel sogno e siamo ripiombati nella realtà più grigia e tediosa, fatta di inflazione, svalutazione, crisi e disoccupazione. Ci risiamo? Il Casto è arrivato fuori tempo massimo? O ci sta offrendo una via d’uscita?
Non voglio essere pedagogico e tanto meno, lo ribadisco, moralista, ma considerata l’età media di chi viaggia in rete, su youtube e gli altri network, mi pare un tipo di stimolo alquanto deleterio e chi l’ha ideato, indubbiamente legittimato a farlo, un irresponsabile. Mi si dirà: “c’è benaltro in rete”. Vero, ma non cambia il mio giudizio: è una trovata idiota per idioti, che si aggiunge al mucchio di macerie culturali ammassate sulla nostra società negli ultimi vent’anni. Pensavamo che il vento di tangentopoli avrebbe sgomberato la sporcizia dalle nostre strade. L’ha semplicemente spostata, per far posto ad altra immondizia. Col nostro permesso.