Mi alzo alle 7, ma, come ogni mattina, mezz’ora prima vengo svegliato da testate, leccate in faccia, morsetti sulle orecchie e fusa assordanti da Mimì, che appena apre gli occhi vuole l’attenzione di tutto il mondo su di sé, compresa quella del suo fratellastro Erik, che, ancora assonnato, si impegna comunque in un corpo a corpo a graffi e morsi per tutto il letto fino a che non suona la sveglia. Mi vesto al buio, contendendo biancheria e abiti coi mici e, finalmente raggiungo la cucina, dove Mimì mi scala la gamba come un tiragraffi per segnalarmi che ha fame e che le scodelle sono vuote. Nutro le bestie satanasse e preparo la schiscietta per me: oggi pasta e lenticchie. Naturalmente loro divorano ogni cosa e saltano sulla credenza per mettere il muso anche nella mia roba. Li allontano in malo modo almeno cinque volte. Alla sesta sembra se ne facciano una ragione. Vado in bagno a farmi la barba e sento rumori provenire dalle altre stanze: stanno giocando – penso – e proseguo. Tornato in cucina trovo Erik che raccoglie lenticchie da terra e i resti di una penna rigata. In soggiorno Mimì lancia per aria un’altra penna cotta e la riprende al volo, ma senza mangiarla, spalmandola sul parquet. Nella schiscietta il coperchio rovesciato e una fossa nel cibo mi confermano la provenienza di lenticchie e pasta. Richiudo il coperchio, metto tutto nello zaino, esco. E anche oggi si mangia pasta e peli di gatto.