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Stamattina alle 9 ho visto i primi soldati in via Padova. Erano due, che, assieme ad altrettanti poliziotti, stavano chiacchierando con un negoziante che aveva appena aperto la saracinesca. Mi sono sentito già più sicuro, solo a vederli. Sì, in realtà mi aspettavo qualcosa di più, un aspetto un po’ marziale, un mezzo blindato da cui spuntasse la canna di una mitragliatrice, una baionetta, qualcosa che facesse “fronte” o “trincea” e invece niente. In fondo i militari di pattuglia sono come dei poliziotti grigio-verdi. Cos’hanno di diverso? Gli anfibi al posto delle scarpe (chissà che cottura i piedi a fine turno), i pantaloni infilati negli stessi al posto del completo azzurro camicia-pantaloni-con-la-riga degli agenti, il basco al posto del berretto, l’arma probabilmente è la stessa Beretta, non ho visto se hanno le manette infilate nella cintura, ma sicuramente da qualche parte le avranno, se possono arrestare in flagranza di reato. Al limite minacceranno il sospettato con la pistola in attesa dei poliziotti veri. Dopo mezz’ora dal primo avvistamento, li ho incontrati nuovamente, ma questa volta passeggiavano separati: i poliziotti su un marciapiede e i soldati sull’altro, nella stessa direzione. Giusto, così è più ampio il territorio monitorato, lo sguardo e l’azione spaziano in entrambi i sensi di marcia. Anche i delinquenti contromano sono avvertiti. La sicurezza si avverte, è palpabile, la puoi quasi toccare, la vedi sui volti della gente che sorride, confortata da quella presenza, la spesa è perfino più piacevole. Certo, i soldi da sborsare per due pomodori, mezzo chilo di pane, un pezzo di formaggio e un pacco di pasta ti fanno venire voglia di andare dagli agenti, farti prestare la Beretta e andare a cercare chi ha consentito questo furto legalizzato quotidiano, ma fa niente, la sicurezza è la priorità, anzi, l’emergenza. Oddio, mi viene in mente quando, trent’anni fa, la cronaca cittadina e nazionale ci riferiva quotidianamente di attentati, stragi, bombe, assassinii e ferimenti, perpetrati da terroristi politici, criminali più o meno organizzati, gruppi eversivi e servizi segreti deviati, in collaborazione con cosche e logge. Ci fosse oggi quella situazione con i nostri governanti, temo che la soluzione sarebbe la nuclearizzazione delle aree metropolitane. Dopo il fall-out si registrerebbe senz’altro una drastica diminuzione degli atti criminali. Ma torniamo a noi: esco nel pomeriggio e mi aspetto di vedere ancora pattuglie che viaggiano per via Padova, il cambio della guardia, una cerimonia, l’alza bandiera, anzi no, l’ammaina bandiera e invece niente. Non c’erano più i poliziotti, né blu, nè verdi, nemmeno un carabiniere, neppure uno di quei volontari, capelli grigi e aspetto un po’ dimesso, che nelle scorse settimane si mostravano con una palandrana azzurrina e il simbolo del comune di Milano, mentre passeggiavano avanti e indietro sui marciapiedi della solita via Padova. Penso che nell’immaginario del resto d’Italia, la via Padova deve essere ormai diventata una specie di sentina dei peggiori vizi milanesi, tra droga, prostituzione, malavita varia, mentre, invece, è una strada come tante, con una percentuale di cittadinanza straniera più alta che in altri quartieri. In pratica sono rappresentati tutti i continenti, con l’eccezione forse, dell’Oceania, ma non ci giurerei. Meglio la via Padova del corso Como, dove la presenza di discoteche di lusso frequentate dai danarosi vip ha attirato sciami di spacciatori.
Ma, riguardo al servizio di vigilanza, cosa significa tutto ciò? Le divise circolano al mattino e di pomeriggio via libera per tutti? È questa la sicurezza promessa da Maroni e Larussa? Part-time? Giusto il tempo per le foto che domani finiranno sui giornali e i servizi per i tg serali con le interviste truccate? In effetti, quando un paio di settimane fa hanno inaugurato il “presidio” di via Arquà, sembrava che lì sarebbe sorto una sorta di commissariato mobile, invece non c’è niente se non i soliti giardinetti. La televisione ha mostrato nugoli di vigili e poliziotti che circondavano la sindaca, sembrava quasi che la volessero arrestare e poi sono spariti tutti. Non c’è neppure una lapide che ricordi “qui doveva sorgere il presidio di via Arquà annunciato in televisione e mai nato”. Ora aspettiamoci un po’ di polverone militaresco, già preparato in questi giorni dai servizievoli tg2, tg4, tg5, studio aperto e poi tutti in vacanza, che il mare ci aspetta. Con gli incrociatori al largo, caso mai una nave pirata afghano/talebana volesse assalirci mentre facciamo il bagno. Cosa? Non c’è il mare in Afghanistan? E allora? Secondo voi è normale che si faccia una guerra in Afghanistan praticamente senza averla dichiarata contro un governo che non c’è più alla ricerca di un fantasma come Osama Ben Laden?

Offensiva delle nostre eroiche truppe sul fronte orientale a sud di Herat, in Afghanistan, contro i contingenti talebani che hanno subito forti perdite, come ci informa il bollettino firmato dal ministro della guerra Ignazio LaRussa.

A scuola si tornerà al grembiule per evitare discriminazioni di censo e garantire un abbigliamento consono al luogo e all’attività svolta, come informa una nota del ministero della non-più-pubblica istruzione.

A Milano, la rivolta delle educatrici degli asili nido e delle scuole materne è sedata dalla Digos, chiamata a identificare e sanzionare le lavoratrici che si rifiutavano di svolgere il compito loro affidato dall’assessorato ai servizi sociali del Comune, che annuncia severe punizioni.