Quando vado a vedere un concerto, se ci sono delle sedie o delle poltrone, si presuppone che ci si possa sedere, rilassare e godersi lo spettacolo. Si presume che chi si trova sul palco, sia lì per intrattenermi, è il suo mestiere. Io ho pagato il biglietto, tu suoni, canti, balli, salti, fai quello che vuoi, basta che mi lasci in pace, che ci lasci in pace, che fai quello per cui sei pagato. No, non è più così da tempo. Chi è sul palco si sente in dovere di innescare il rito collettivo e se non ci riesce al primo tentativo, insiste, quasi si offende se il pubblico non raccoglie l’invito e non si alza in piedi battendo le mani come un deficiente, sempre fuori tempo, esultando per essere stato scelto quale membro della comunità degli eletti plaudenti. Tra l’altro, basta che si alzino in quattro nelle prime file, che, come una ola, il movimento si trasmette a quelle successive, tanto che alla fine ognuno è costretto ad abbandonare la propria sedia per non fare la figura del solito asociale, ma, soprattutto, per scorgere qualcosa di quello che sta avvenendo sul palco. E poi: abbiamo ancora bisogno del “maestro di coro” che scandisce vocalizzi dal palco con la pretesa di ottenere risposta dal pubblico? Eeeeeeò…..eeeeeeò! Eeeeooò….eeeeooò! Ma siamo ad un concerto o allo stadio? O siamo tornati all’asilo? Lasciateci in pace! Suonate, cantate, saltate, fate le capriole, vi paghiamo, non preoccupatevi, applaudiamo e strilliamo se proprio insistete, lo facciamo spontaneamente se è il caso, ma non pretendete che facciamo anche il vostro lavoro. Altrimenti pagateci! Voglio il compenso per tutti i concerti ai quali ho assistito in piedi e costretto, mio malgrado, a battere le mani e a “cantare”.
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Ma chi è che ti ha fatto saltare e fare oooooh, pensavo che partecipassi ai concerti di gente seria, tu.
Sento risuonare una certa ironia nel commento…attenzione.
Comunque, sono andato a vedere gente serissima come gli Afterhours e mi è toccato stare in piedi tutto il tempo nonostante fossi sulle gradinate, ma non per colpa loro, è stata una cosa spontanea del pubblico. Posso capirlo, un concerto come quello spinge inevitabilmente ad alzarsi, anche se penso che, se hai voglia di pogare, puoi buttarti in mezzo alla folla, invece che agitarmi il culo in faccia davanti alla sedia. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un concerto gospel l’altra sera, dove gli artisti, peraltro non più che dignitosi professionisti, volevano trasformare la platea in una chiesa battista, senza capire che siamo a Milano, non in Alabama e il delirio estatico tipico di certi riti afroamericani, non ci appartiene e la tiepida ed educata imitazione era semplicemente patetica. Ribadisco: che suonino, cantino, ballino, senza pretendere che lo faccia anch’io. Se vado alla Scala a vedere un balletto sarò mica costretto a mettermi in calzamaglia e saltare come un cerbiatto tra le poltrone, no? Anche se volendo… 😀
Hai poi visto la luce ? La banda ! La banda !
No, però l’anno scorso, in una situazione analoga, si scatenò un violento temporale. Evidentemente al piano di sopra non gradivano.
A me piace la musica dal vivo. Sarà perchè per anni sono stato il batterista di un gruppo di sei musicisti, che, devo dire, suonavano abbastanza bene, spartiti alla mano, la disco music negli anni 80. Ma non amo andare ai concerti proprio perchè, ormai, gli artisti “rischiano” molto poco del loro. Danno il “La” , e poi…ti accorgi che hai pagato per ascoltare il coro del pubblico che a squarciagola copre la voce dell’artista che doveva esibirsi. Insomma per lo più cerco, semmai, le registrazioni dal vivo dei brani che mi piacciono, ma li ascolto e li riascolto(anche in maniera maniacale nei passaggi che trovo più emozionanti), nel silenzio dell’ angolo della mia casa.
Per non parlare del rito del bis al quale non credono più nemmeno i bambini. Sta diventando persino imbarazzante. L’altra sera sono andato ad un concerto e dopo un’ora e un quarto la band ha salutato il pubblico. Le luci sono rimaste spente e non ricordo nemmeno un battito di mani scandito per richiedere l’uscita del gruppo, ognuno si faceva i fatti suoi, tanto sapevano che non c’era bisogno di spellarsi le mani per farli tornare sul palco, l’avrebbero fatto spontaneamente e infatti…A volte mi immagino che nessuno chieda il bis e quando i musicisti tornano sul palco non trovano più nessuno in platea 😀
Amo i musicisti, hanno tutto il mio rispetto, ma quello che detesto è la routine e il luogo comune in quella che dovrebbe essere l’arte dell’intrattenimento.